Bosch investe sui microchip: dieci miliardi di investimenti per i processori - Quattroruote.it

2022-07-15 17:50:35 By : Ms. Lydia Zhu

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La Bosch scommette con forza sulla microelettronica, con un nuovo incremento degli investimenti dedicati ai semiconduttori. Il gruppo tedesco, maggior fornitore al mondo di componentistica auto ma attivo in altri settori come gli elettrodomestici o l'automazione industriale, ha stanziato dieci miliardi di euro fino al 2030 per aumentare la sua capacità produttiva ed espandere le attività di ricerca e sviluppo in un campo considerato cruciale per il domani della multinazionale e per numerosi ambiti legati non solo alle quattro ruote. "La microelettronica è il futuro ed è vitale per il successo di tutte le nostre aree di business: è una chiave d’accesso alla mobilità di domani e all'internet of things", ha affermato l'amministratore delegato Stefan Hartung, durante il Bosch Tech Day 2022.

Aumenta l'impegno. L’evento è stata l’occasione per i vertici aziendali per illustrare tutta una serie di progetti e tecnologie in fase di sviluppo e, non a caso, è stato organizzato a Dresda, la città tedesca sull'Elba diventata negli anni la capitale della "Silicon Saxony", l'area europea di riferimento per il mondo dei semiconduttori e per le grandi aziende del settore. È qui che la Bosch, con il supporto delle autorità locali e nazionali, ha già impegnato un miliardo di euro (il singolo investimento di maggior entità nei 130 anni di storia dell'azienda) per realizzare, a partire dal 2018, una fabbrica di wafer di silicio da 300 nanometri (un singolo disco può accogliere fino a 31 mila chip). L'impianto, il primo del genere realizzato in Europa dal 1999, è stato aperto solo l'anno scorso, ma pochi mesi fa la Bosch ha deciso di destinarvi nuovi capitali per tenere il passo di una domanda in continua crescita: solo per quest'anno sono stati stanziati ulteriori 400 milioni tra Dresda, Penang (Malesia) e Reutlingen (Baden-Württemberg). In quest'ultimo sito, operativo sulla tecnologia tra 150 e 200 nanometri, sono previsti l'ampliamento degli spazi produttivi e la realizzazione di nuove “clean-room”, le stanze asettiche fondamentali per i macchinari litografici utilizzati nella realizzazione dei wafer di silicio.

I nuovi progetti. Ora è stata impressa una nuova accelerazione, con investimenti che solo fino al 2026 ammonteranno a circa tre miliardi di euro. D’altro canto, il momento è propizio per l’intero settore, grazie ai finanziamenti pubblici legati ai progetti di interesse comunitario (Ipcei) autorizzati dall'Unione europea e allo European Chips Act: si tratta dei due capisaldi di una strategia con la quale Bruxelles punta ad alzare dal 10% al 20% il peso del Vecchio Continente sulla produzione globale di semiconduttori e a ridurre la dipendenza dall'Asia.

Produzione ad hoc per le esigenze europee. “L’Europa - ha sottolineato Hartung - può e deve fare leva sulle sue forze nell'industria della microelettronica. E soprattutto, l'obiettivo deve essere la produzione di chip per le specifiche esigenze dell'industria europea. Questo significa non solo microprocessori alla base della scala nanometrica: i componenti destinati alla mobilità elettrica, per esempio, richiedono dimensioni di processo tra 40 e 200 nanometri. Questo è esattamente quello per cui sono state progettate le nostre fabbriche".

Le frontiere: i radar e i Mems. La multinazionale di Gerlingen intende, per esempio, realizzare due nuovi centri di sviluppo nelle sue due fabbriche tedesche e, grazie a un investimento di 250 milioni di euro, costruire oltre 3 mila metri quadrati di nuove clean-room solo a Dresda (un terzo in più rispetto ai livelli attuali). “Ci stiamo preparando per una continua crescita della domanda di semiconduttori. Per noi questi componenti miniaturizzati significano ormai un grande business", ha aggiunto l’ad, sottolineando come i nuovi investimenti consentiranno alla Bosch di diventare un leader in alcuni specifici segmenti, tra cui quello dei sensori radar utilizzati nelle tecnologie per la guida autonoma oppure i sistemi Mems (microelectromechanical systems), per i quali la Bosch intende avviare nel 2026 la produzione sui wafer da 300 nm.

La ricerca sulle chimiche alternative. L'azienda tedesca punta anche a nuove tipologie di semiconduttori. A Reutlingen è già iniziata la produzione di massa di chip al carburo di silicio, particolarmente richiesi per i veicoli elettrici o ibridi, ma la domanda è talmente elevata (in dieci anni il valore dei semiconduttori all’interno di un veicolo passerà da 200 euro a oltre 800) da aver spinto la Bosch a valutare nuovi elementi chimici come il nitruro di gallio: attualmente i relativi chip sono utilizzati nel campo dell'informatica e dell'elettronica di consumo, ma per un loro uso automobilistico devono diventare più robusti e sostenere tensioni superiori (almeno 1.200 volt). 

Un impegno ormai storico. L'azienda tedesca, che in Malesia intende aprire nel 2023 un nuovo centro per i test di semiconduttori e sensori (il Paese del sud est asiatico è specializzato proprio in questa fase finale del processo di produzione), ha depositato - in oltre sessant'anni di attività nel settore - più di 1.500 brevetti e oggi sforna un'ampia gamma di componenti: sensori Mems, circuiti integrati e micro-controllori di potenza per impieghi non soltanto automotive. Ovviamente, il crescente impegno nel settore avrà delle implicazioni occupazionali: solo a Dresda, una volta completati tutti i lavori, il numero degli addetti raddoppierà, arrivando a un totale di 700.

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