Da Tom Ford a Michael Kors, James Bond si conferma icona del lusso - MFFashion.com

2022-07-29 18:51:58 By : Ms. Millissa Du

Nel 2022 si festeggeranno i 60 anni di «Vodka Martini, agitato non mescolato». Ma anche delle Aston Martin, della Walther ppk, delle Bond girl, della sezione Q. Ma soprattutto, di lusso nel mondo del cinema. Perché non c'è saga né singolo film che abbia concentrato sotto un solo nome, James Bond, l'idea di lusso. Che sia di automotive, beachwear, orologi o turismo, poco importa. Da Licence to kill del 1962 fino al recentissimo No time to die, i 7 attori che hanno interpretato 007 sono tutti uniti da un file rouge dei marchi luxury, legame che va oltre il tempo e oltre i registi.

Ci sono Michael Kors, per la prima volta in un film di 007, che ha vestito Naomi Harris, c'è Chopard, che ricopre Ana de Armas con gioielli diamantati e, soprattutto, Tom Ford. Stavolta non come regista (lo stilista inglese aveva già diretto due pellicole, A single man e Animali notturni), ma come stylist di Bond (vedere MFF del 03/03/2020) che nel film, come già visto in Quantum of solace, Skyfall e Spectre, vestirà i completi del brand americano. A seguire, oltre ad Adidas che ha preparato per l'occasione una capsule collection (vedere MFF del 14/09/2021), si sono uniti al party anche Jaguar, con il nuovo modello della Xf (vedere MFF del 30/09/2021), Nokia, Jenny Packham, Heineken e lo champagne Bollinger. Anche la musica ha la sua star: la traccia ufficiale è stata cantata da Billie Eilish, scelta per avvicinare la saga alle giovani generazioni.

Daniel Craig vestito Tom Ford (courtesy of Tom Ford)

Ma questo è solo un iceberg di come 007 sia stato magnetico per i marchi, soprattutto di moda. Da Sean Connery (vedere MFF del 07/11/2021) a Daniel Craig, fra la comparsata di Timothy Dalton e la golden age di Roger Moore, James Bond ha quasi sempre vestito inglese. Il primo a vestire nel 1961 Sean Connery (prendendo come primo film della saga quello della Mgm e non il Casino Royale del 1957) è stato Anthony Sinclair, fondatore, con il suo abito Conduit cut, di quello che oggi riconosciamo come lo «stile James Bond». Sinclair, scelto dal regista-padre della saga Terence Young, ha accompagnato gli 007 per tutto il periodo dell'attore scozzese. Che anche nell'abbigliamento tecnico e nel leisurewear, ha vestito firme made in Uk come Barbour, in Skyfall e Spectre, o il cashmere scozzese di Ballantyne ne Il mondo non basta.  Bogner ha fornito a 007 tute da scii negli anni Settanta, Lock & co hatters la cappelleria. I londinesi di Turnbull & Asser hanno disegnato un completo perfetto per Il domani non muore mai e decine di camicie per altri film con Connery, come Dr. No, dove il brand ha esordito. Le scarpe, invece, rigorosamente un modello inglese a punta, hanno avuto varie firme. Il mondo di Bond si è diviso in particolare fra le Church's, con livree  come Prasley e Chetwin, e le Crockett & Jones, anche qui in diverse declinazioni. Poi, al di là dei brand, lo stile di Bond ha sempre seguito la moda del tempo. Il business-man style di Dalton, il tailored di Daniel Craig, il preppy mode di Roger Moore. Ma non è sempre stato solo Uk, con Versace in La morte può attendere o Slagenzer in Operazione Goldfinger.

Pierce Brosnan in una scena (Account Instagram @007)

L’Italia compare nei film di James Bond in 9 occasioni, da Cortina d’Ampezzo a Matera (in No time to die) ed è uno dei Paesi più visitati dalla spia. Per lui che vive di lusso quotidianamente, il Made in Italy è un must have anche nell’armadio. A partire da uno spettacolare suit total brown di Brunello Cucinelli in Spectre, che ha vestito Bond in una scena nel deserto marocchino insieme alla Bond-girl Lea Seidoux. A molti, l’abito italiano avrà ricordato i tempi in cui, prima di Tom Ford, a vestire 007 c’era Brioni, style partner di Bond dal 1995 al 2006. A sceglierlo fu Lindy Hamming, responsabile costumi della saga da Goldeneye in poi, sostituita da Louise Frogely dopo Casino Royale. Ma nel film esordio di Daniel Craig, la figura dell’agente segreto si è ridimensionata e Frogely questo lo ha intuito: nelle pellicole successive, la spia diventerà più pop e sexy e non sarà più solo un'icona di eleganza sartoriale. Serve di più. La produzione cambierà azienda accettando la proposta di Tom Ford optando per un Bond più glamour. E pensare che nel 1973, in L'uomo dalla pistola d'oro, Britt Ekland mostra una borsa Gucci, così come Bond, nelle scene finali, si presenta all'appuntamento con Mr. Scaramanga con una cintura della maison di Kering. Nell'ultimo film spazio a Massimo Alba con trench e pantaloni del brand italiano.

Il made in Italy di 007, però, non tocca i motori, il cui legame è tenue. Certo rimane indimenticabile l’inseguimento-flirt di Goldeneye fra Pierce Brosnan e Izabella Scorucpo, in cui compare una Ferrari F355. Ma a parte quell’episodio e un inseguimento sul Lago di Como in un’Alfa Romeo senza portiera, l’automotive italiano non ha altri particolari highlights in questi film. Il mondo delle quattro ruote, in James Bond, è dominato dall’Aston Martin, e non ci sono discussioni. Che spari fiamme dai fanali o raggiunga i 300 chilometri orari in pochi secondi, la livrea inglese è la vera auto di Bond. Nel 2015, in Spectre, per festeggiare i 50 anni di matrimonio fra la casa automobilistica inglese e 007, è stata realizzata una Aston Martin Db10 coupè a due porte. Che ovviamente, oltre ad essere esteticamente divina, spara e lancia fumogeni. Tutte qualità che avevano anche altre berline di lusso come Bentley e Bmw, ma Aston Martin, che fosse una Dbs o una V8, è la vera macchina al servizio di sua maestà. Scelta, non a caso, anche per l'ultimo film, perfetta per fuggire da Ranger Rover e Jaguar tra le zigzaganti strade di Matera. Anche qui si segue il tempo: oggi le auto belle non sono più solo estetica e lusso, ma soprattutto tecnologia e adattabilità. Non per altro, ne avevano inventata una invisibile ne Il mondo non basta.

James Bond e l'Aston Martin (Account Instagram @007)

Così come gli orologi. Per quanto Rolex abbia dignitosamente servito il polso di Bond in alcuni dei migliori film durante i ’70 come Dalla Russia con amore, Thunderball e Vivi e lascia morire, e anche Tissot abbia fatto alcune notevoli comparse, il vero orologio di  Bond si chiama Omega. I vari Seamaster planet ocean o aqua terra, tutti con un prezzo superiore ai 1000 euro, sono stati decretati a suon di pellicole come item definitivo della saga, il vero Deus ex machina delle situazioni impossibili da evadere. Come le vetture, l'orologio, spesso è solo uno strumento estetico, una pacconata figlia del mito lussureggiante di Bond fatto di belle auto e belle donne, ma in realtà la sezione Q è stata resa iconica proprio da questi oggetti. Orologi che sparano laser, orologi che esplodono, orologi che rompono il vetro, orologi che trasmettono video. La Seiko, per esempio, è stata la prima marca a realizzare un moderno smartwatch il cui modello, il Seiko watch tv, comparve storicamente proprio in un film di James Bond, Operazione Octopussy.

Orologi, auto, alta sartoria, location a cinque stelle, il mondo di James Bond è il lusso. Anche se adesso questo James Bond al pubblico non basta più. Il cambio di mentalità negli ultimi film è palese e i fan si sono dovuti abituare a questo nuovo 007 più sentimentale, sensibile. Quasi tenero. I film sono diversi, non si distinguono più gli amici dai nemici (cit. M) e il pubblico spinge la produzione verso sceneggiature e trame inclusive. Le nuove generazioni chiedono novità diverse dall’universo immaginato da Ian Fleming e per loro il mondo non basta, non si acconterebbero nemmeno di una cascata di diamanti. Ma qualcuno resiste. Chi ha sempre amato 007 non smetterà solo perché un bersaglio mobile ha cambiato il dna di questa saga. James Bond, per i veri fan, non vive solo due volte, ma sempre. E il lusso ci sarà, perché non c’è 007 senza berline e cravatte, e anche se i prossimi film saranno diversi, quel lusso non cambierà mai. Sarà solo per i nostri occhi. (riproduzione riservata)

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