Finale Emilia «Il calcestruzzo era di qualità infima» Scuola e sei capannoni sotto inchiesta - Gazzetta di Modena Modena

2022-05-29 01:12:33 By : Mr. Kent Wong

Accuse della Procura: «Associazione per nascondere i dati scadenti». Sono 18 gli indagati tra cui la Betonrossi 

FINALE EMILIA Diciotto persone indagate con due società tra cui Betonrossi di Piacenza: è la sintesi a cui il dottor Matteo Centini, pubblico ministero di Piacenza, è arrivato al termine dell’inchiesta “Cubetto” sul calcestruzzo depotenziato presumibilmente utilizzato nella ricostruzione post terremoto. E a finire sotto la lente di ingrandimento ci sono sette cantieri aperti con i fondi della Regione e realizzati con prodotti inferiori a quelli previsti nonostante non vi sia stata una decurtazione dei soldi pattuiti. Nell’atto di fine indagini si parla addirittura di “calcestruzzo di qualità infima e comunque di gran lunga inferiore a quella di cui al capitolato approvato”. Si tratterebbe – contesta l’accusa – di un modus operandi sistematico da parte di Betonrossi ai cui vertici e a tutti gli addetti con un ruolo operativo viene contestata l’associazione a delinquere. La conclusione a cui giungono le indagini (effettuate inizialmente dalla Squadra Mobile della questura di Modena e dal Nucleo problematiche del territorio della Polizia locale di Modena) sono della realizzazione di strutture “non idonee in zona sismica e comunque diverse da quelle oggetto di contratto”.

Ma quali sarebbero le strutture sotto indagine? La scuola media “Frassoni” di Finale è certamente la più nota. Intorno ad essa si sono sviluppati accertamenti, un incidente probatorio con vari esperti coinvolti e un divieto di accesso che pose la parola “fine” alla classe politica di allora, già falcidiata dai risvolti di altre indagini penali.

«C’è la menata che è una scuola in una zona di terremoto», dirà (ascoltato) uno degli indagati. Una frase emblematica della spregiudicatezza di alcuni tecnici finiti sotto indagine perché cambiavano i prelievi da analizzare con “cubetti” di qualità migliore e quindi in grado di garantire il proseguimento dei lavori. La Procura, infatti, ipotizza che se la Direzione lavori della scuola “Frassoni” fosse stata messa a conoscenza dei reali dati del calcestruzzo fornito da Betonrossi e utilizzato da AeC in quel cantiere si sarebbe anche potuti giungere “ad ordinare la demolizione delle strutture realizzate sino a quel momento con gravissimo danno economico per entrambe le parti”. Il danno economico (oltre a quello di immagine che non si può quantificare) sarebbe stato evitato proprio grazie ad attestazioni fraudolente che permettevano agli esecutori dei lavori di incassare gli “stati di avanzamento lavori” visto che ai controllori venivano fornite informazioni considerate false. Tornando ai cantieri del post terremoto, vengono annotati altri sei capannoni di importanti realtà imprenditoriali. Si tratta della Zimor di Finale, del cantiere Medica di Medolla e di quello di Agritecnica a San Felice. Non passano indenni le valutazioni neppure il cantiere di Acetum a Cavezzo, quello di OfMecc a Mirandola e pure quelli di Ceramiche Sant’Agostino a Ferrara e Vigarano Mainarda, appaltati ad un’altra ditta modenese rimasta esclusa dalle indagini pur risultando informata – almeno per ciò che riguarda i responsabili di cantiere – della qualità scadente del calcestruzzo. L’affare dei prodotti scadenti avrebbe garantito un profitto a Betonrossi – è la tesi della Procura – che nel corso dei primi problemi emersi avrebbe avuto contezza della produzione di calcestruzzo non corretta e non rispettante della ricetta della società, quanto ad esempio all’uso di additivi. Talvolta, come emerso per l’impianto di betonaggio di Finale, l’additivo non sarebbe quasi mai entrato nel ciclo di produzione, dando un prodotto di resistenza inferiore tanto che “lui ha preso in mano il calcestruzzo e si sbriciolava come se fosse stata polvere”, dirà un indagato. © RIPRODUZIONE RISERVATA  

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