Fotovoltaico vivente: di cosa si tratta

2022-10-14 19:01:52 By : Ms. Vivi Li

Esiste un tipo di fotovoltaico definito vivente (o biofotovoltaico) che permette di utilizzare organismi viventi come materiale per la raccolta della luce. Una ricerca condotta da un gruppo di scienziati ha utilizzato dei nanotubi di carbonio all’interno di alcuni batteri fotosintetici.

Il fotovoltaico vivente, conosciuto anche come biofotovoltaico, è in grado di sfruttare gli organismi viventi come materiale per la raccolta della luce, in modo l’alternativo rispetto all’uso del silicio cristallino.

Recentemente, un gruppo di ricercatori dell’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL), in collaborazione con i colleghi dell’Università del Salento e della Università Sapienza di Roma, sono riusciti a inserire nanotubi di carbonio all’interno di alcuni batteri fotosintetici, aumentando la loro capacità di generare elettricità quando illuminati.

I nanotubi di carbonio mettono a disposizione una conoscenza di lunga data per i dispositivi fotovoltaici. Queste nanoparticelle ingegnerizzate possiedono un’ampia gamma di bande dirette corrispondenti allo spettro solare e un forte fotoassorbimento

Per far penetrare in maniera passiva i nanotubi, il gruppo di scienziato ha optato per l’introduzione di proteine caricate positivamente che sono attratte dalla carica negativa della membrana esterna dei microrganismi. Il professor Ardemis Boghossian della School of Basic Sciences dell’EPFL ha specificato che:

Quando i batteri si dividono, le cellule figlie ereditano i nanotubi e le proprietà dei nanotubi.

L’applicazione ha risvolti diretti anche nel settore solare, come spiega Melania Reggente, ricercatrice post-dottorato nel gruppo dell’Ardemis Boghossian:

Quando inseriamo i nanotubi all’interno dei batteri, questi ultimi mostrano un notevole miglioramento della loro produzione di elettricità sotto illuminazione. Il nostro laboratorio sta ora lavorando sulla possibilità di utilizzare questi batteri nanobionici nel fotovoltaico vivente.