Giornate FAI D'Autunno, Sabato 15 E Domenica 16 Ottobre Aperture Straordinarie In Puglia - Corriere Salentino Lecce

2022-10-14 19:17:15 By : Ms. Juccy Tan

PUGLIA – Sabato 15 e domenica 16 ottobre 2022 tornano, per l’undicesima edizione, le Giornate FAI d’Autunno, il grande evento di piazza che il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS dedica ogni anno, d’autunno, al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, animato e promosso dai Gruppi FAI Giovani, con la partecipazione di tutte le Delegazioni, i Gruppi FAI e i Gruppi FAI Ponte tra culture diffusi e attivi in tutta Italia.

I Delegati e Volontari della Fondazione, come ogni anno, metteranno a disposizione energia, creatività ed entusiasmo per svelare agli italiani la ricchezza e la varietà del patrimonio di storia, arte e natura che è in ogni angolo di questo Paese, sorprendente e inaspettato, e che non consiste solo nei grandi monumenti o nei musei, ma anche in edifici e paesaggi inediti e sconosciuti, luoghi speciali che custodiscono e testimoniano piccole e grandi storie, culture e tradizioni, che sono a pieno titolo “il nostro patrimonio”, e che perciò tutti siamo chiamati a curare e a proteggere per le generazioni presenti e future, com’è nella missione del FAI, cominciando innanzitutto a conoscerli, per scoprirne il valore.

Sono oltre700le proposte in 350 cittàd’Italia, in tutte le regioni: meraviglie da scoprire, nascoste in luoghi poco conosciuti e solitamente inaccessibili, che raccontano storia e natura dell’Italia, spaziando dall’archeologia all’architettura, dall’arte all’artigianato, dalla tradizione alla memoria, dall’antico al moderno, dalla città alla campagna. Dai palazzi delle istituzioni alle architetture civili –ospedali, carceri, scuole e università, e perfino porti – da chiese e conventi a dimore private, ville e castelli, da siti archeologici a moderni centri di ricerca, dai borghi immersi nella natura a parchi, giardini e orti in città, dai villaggi operai ai laboratori artigianali e alle industrie del made in Italy: tutto questo, e molto altro, è il patrimonio culturale dell’Italia che il FAI svela al pubblico in due giorni di festa, di divertimento, ma anche di apprendimento e sensibilizzazione.

Ai partecipanti verrà suggerito un contributo non obbligatorio a partire da 3 euro, che andrà a sostegno della missione e dell’attività del FAI (l’elenco dei luoghi aperti e le modalità di partecipazione all’evento sono consultabili sul sitowww.giornatefai.it). Chi lo vorrà, potrà sostenere ulteriormente il FAI con contributi di importo maggiore oppure con l’iscrizione annuale, sottoscrivibile online o in piazza in occasione dell’evento (box sotto per dettagli).

Le Giornate FAI d’Autunno si svolgono nell’ambito della campagna di raccolta fondi “Ricordiamoci di salvare l’Italia” che il FAI organizza nel mese di ottobre e si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). A coloro che decideranno di partecipare verrà suggerito un contributo non obbligatorio a partire da 3 euro, utile a sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Sarà possibile inoltre sostenere la Fondazione con l’iscrizione annuale, online o in piazza in occasione dell’evento, un gesto concreto in difesa del patrimonio d’arte e natura italiano. Gli iscritti al FAI o chi si iscriverà in occasione dell’evento potranno beneficiare dell’accesso prioritario in tutte le aperture e di aperture e visite straordinarie in molte città e altre agevolazioni e iniziative speciali.

Per l’elenco completo dei luoghi visitabili e le modalità di partecipazione consultare il sito www.giornatefai.it.

Con le Giornate FAI d’Autunno 2022 si avvia la collaborazione tra FAI e ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani nell’ambito di un Accordo recentemente firmato, volto a sviluppare e diffondere buone pratiche e a sensibilizzare i Comuni Italiani sulla salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico italiano.

Tra le aperture e gli itinerari più interessanti proposti in PUGLIA

La Casa del Mutilato è un edificio monumentale costruito per ricordare l’eroismo e i sacrifici dei soldati menomati per aver combattuto in difesa dell’Italia. Progettato dall’architetto barese Pietro Favia, è stato costruito tra il 1935 e il 1939 ed è composto di tre piani fuori terra e uno seminterrato. Sorge isolato rispetto alle costruzioni circostanti del quartiere Libertà e si distingue dal contesto urbano, perché realizzato su una superficie triangolare, collocata in posizione arretrata rispetto all’allineamento degli edifici pubblici del Lungomare Vittorio Veneto. È sede della Sezione Provinciale e del Comitato Regionale Puglia dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra.

La lunga storia della costruzione della Casa del Mutilato ha avuto inizio nel 1924 e dopo una serie di vicende, il progetto definitivo, il terzo in ordine temporale, è stato approvato e reso esecutivo il 10 gennaio 1935. La cerimonia della posa della prima pietra si è tenuta il 20 maggio 1935 alla presenza di una folta rappresentanza di mutilati e invalidi di guerra e delle principali autorità cittadine. L’Arcivescovo di Bari dell’epoca, Mons. Marcello Mimmi, ha impartito la benedizione al blocco lapideo su cui è stata incisa la frase: ‘Quando si è tanto sofferto e combattuto, la vittoria è un patrimonio sacro intangibile e inviolabile che tutte le generazioni debbono rispettare e aumentare’. I lavori di costruzione delle strutture in muratura e in calcestruzzo armato sono terminate nel 1940, quando è stato installato, nel piazzale antistante il porticato monumentale, un alto pennone con alla base un pilo portabandiera raffigurante un fascio littorio in metallo, donato dall’Acquedotto Pugliese. Il 21 aprile 1940 la Casa del Mutilato è stata inaugurata solennemente dal Presidente Nazionale dell’ANMIG, Carlo Delcroix e dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Luigi Russo. Ben cinquemila mutilati delle province pugliesi e lucane insieme ai reparti militari, alle organizzazioni del regime e alle associazioni combattentistiche hanno sfilato in un grande corteo sul lungomare denominato all’epoca Corso della Vittoria.

Gli ipogei di Canosa sono cavità artificiali, risultato dell’attività estrattiva sotterranea sviluppata tra la fine del XVIII e gli inizi del XX secolo e finalizzata all’ottenimento di blocchi di calcarenite quale materiale da costruzione. Ora che l’attività estrattiva si è spostata in superficie al di fuori della città, si riconosce alle cavità il valore di opera architettonica anzitutto in virtù di una tecnica costruttiva per sottrazione, che lascia sulle pareti i segni ordinati dell’estrazione: una costruzione al negativo, senza prospetti e con una luminosità densa di ombra. Inoltre, gli ipogei sono caratterizzati da forme ben definite e ripetute, consolidate dall’uso e dall’esperienza, in una successione di gallerie scavate. Si tratta di tipi strutturali – sezione rettangolare, trapezoidale, a tenaglia, a campana – che derivano da una prefigurazione costruttiva che emerge da una memoria collettiva o da un modo intuitivo di comprendere il funzionamento delle forze nelle masse naturali sovrastanti. Le cavità canosine rappresentano architetture primitive perché posseggono persino una intenzionalità estetica che è intrinseca all’esercizio della tecnica. Durante le Giornate d’Autunno si potrà accedere in via eccezionale agli ipogei e scoprire il progetto di valorizzazione che li interesserà, il quale prevede piccole opere di consolidamento e di scavo per ottenere luce e aria e realizzare accessi pedonali e meccanizzati.

Saline e Torre di Pietra

Le Saline di Margherita di Savoia si estendono per circa 4500 ettari complessivi sulla fascia costiera adriatica della Puglia settentrionale, tra il Golfo di Manfredonia a Nord e il porto di Barletta a Sud e sono tra le più importanti ed estese saline di origine marina in Italia. La produzione del sale in questa area geografica è attestata sin dalla Preistoria e sicuramente in Età Romana, considerati i toponimi riportati sulla Tavola Peutingeriana. Il suo impianto attuale è il risultato di secoli di bonifiche – che tra ‘700 e ‘800 coinvolsero anche maestranze del calibro di Luigi Vanvitelli e Afan de Rivera – e trasformazioni subite dall’originario lago costiero di Salpi, residuo di una insenatura tra le foci dei fiumi Ofanto e il Carapelle. Riconosciute come Riserva Naturale di Stato, oltre a essere un’eccezionale area produttiva, le Saline sono oggi l’habitat naturale di centinaia di specie di volatili e di piante autoctone, tra cui spiccano il fenicottero rosa e la salicornia. Grazie alla Convenzione di Ramsar la Zona Umida delle Saline è attualmente un’area protetta. L’itinerario partirà da Margherita di Savoia, proseguirà presso le vasche salanti ed evaporanti; quindi, si concluderà con la visita alla cinquecentesca Torre di Pietra, promossa al censimento de I Luoghi del Cuore 2022 tuttora in corso, e al Museo della Salina.

I.T.T. “Altamura-da Vinci”

L’Istituto “Altamura” di Foggia nasce per l’iniziativa privata della Camera di Commercio nel 1864. Frutto della spinta alla meccanizzazione della cerealicoltura e delle imprese, in grado di assicurare la manutenzione delle moderne macchine agricole, l’Istituto ha accompagnato in 150 anni, tutte le spinte industriali, scientifiche e tecnologiche del territorio. L’insegnamento teorico, sempre affiancato a quello pratico, si è avvalso delle antiche officine (fonderia, falegnameria…) evolutesi in modernissimi laboratori digitalizzati (meccatronica, robotica, informatica, chimica, elettronica…). Il complesso architettonico e i macchinari, dai più antichi ai più avanzati, rendono tangibili le significative vicende della sua lunga storia – come quando fu occupato dalle Forze Alleate che ne fecero la base per le necessità logistiche dell’avanzata verso il Nord Italia e i Balcani – tanto che nei capannoni antichi sta sorgendo un Museo Storico della Scienza e Tecnologia. Ulteriori testimonianze sono offerte dalla teoria di epigrafi storiche, custodite nell’androne dell’edificio antico (il “sacrario”) e dalla biblioteca (realizzata anch’essa all’interno di un’antica officina) che ospita l’Archivio Storico.

Chiesa di San Giovanni Battista (detta La Rotonda)

La Chiesa di San Giovanni Battista a San Giovanni Rotondo, detta anche la Rotonda, sorge in un’area pianeggiante alla periferia est del paese, al di fuori delle mura dell’abitato di origine medievale e a ridosso di un’importante direttrice viaria di collegamento all’interno del promontorio garganico, interessato a partire dal V secolo d.C. da un fitto passaggio di pellegrini che si recavano alla Grotta di San Michele a Monte Sant’Angelo. Strettamente unita a questa chiesa è quella, adiacente, di Sant’Onofrio, anticamente collegata tramite una porta laterale e breve corridoio. Dalla forma circolare della Rotonda sembra discendere anche la denominazione del paese. Una tradizione locale, non fondata su dati storici ma leggendari, la riteneva un tempio dedicato a Giano, successivamente trasformato. Articolata in due corpi di fabbrica – la rotonda vera e propria, ossia il battistero altomedievale, e la navata, una struttura rettangolare successivamente addossata al battistero di San Giovanni – la Chiesa conserva al suo interno una vasca battesimale paleocristiana. Sul lato sud sono visibili i resti di un’apertura che immetteva, tramite una cappella, nella chiesa di Sant’Onofrio, fondata nel secolo XIV secondo lo stile gotico, forse su un edificio tardo antico già collegato alla Rotonda. Molto particolare in queste due chiese l’apparato decorativo con affreschi, soprattutto nella Chiesa di San Giovanni, che attestano la presenza di artisti attivi nel XIII e XIX secolo.

Nasca il Teatro                                                                                                                                                       Nasca il Teatro è la casa della Compagnia Teatrale Nasca “Teatri di Terra”. Nata nel 2007 grazieall’attore e regista salentino Ippolito Chiarello, la compagnia ha generato, accanto alla classica produzione teatrale, il progetto del Barbonaggio teatrale, uno spazio aperto in cui far confluire molteplici esperienze. Da allora, costituisce un importante motore di sperimentazione di arte urbana in connessione con il territorio. In collaborazione con numerosi artisti, operatori culturali, collettivi artistici, affina nuove concezioni dell’abitare, e attraverso l’utilizzo di nuovi spazi e linguaggi, accompagna l’evoluzione sociale e geografica dei luoghi in cui opera.Uno dei più noti progetti attuati nel quartiere è “167 Art Project”, una serie di performance artistiche realizzate da street artist di fama internazionale, che hanno dato un nuovo volto a sei grandi facciate delle case popolari nel cuore del quartiere 167 B, grazie alla collaborazione con la comunità parrocchiale di San Giovanni Battista.Le palazzine e le loro facciate sono state riformulate e riconsiderate come una tela bianca su cui intervenire con la creatività e l’attitudine degli artisti coinvolti.Lo scopo del progetto è quello di creare opere d’arte che rompano gli schemi sociali, stimolino voglia di partecipazione e rispecchino il sentimento diffuso della comunità di quest’angolo di Lecce a sentirsi parte integrante della città e del suo futuro.La visita in occasione delle Giornate FAI comprenderà sia il teatro sia il circondario arricchito da murales.

Castel Sant’Angelo, da tutti conosciuto come Castello Aragonese, sorge nell’estremo angolo Sud-Est dell’isola della Città Vecchia di Taranto. Si affaccia sul Mar Grande e sul Canale Navigabile e, insieme all’attiguo Ponte Girevole, rappresenta il simbolo della città. Databile alla fine del XV secolo, l’edificio è frutto della ricostruzione di un precedente Castello di età Sveva. La descrizione sommaria che si evince da un disegno voluto da Federico II nel 1240 per attuare lavori di ripristino non consente di affermare con certezza che ci fosse un fossato di difesa. Tuttavia, considerata la tipologia castellare dell’epoca, l’ipotesi è quasi del tutto certa: in età aragonese si procedette allo scavo del grande fossato che mise in comunicazione il Mar Piccolo col mare aperto. Verso la metà del XVIII secolo, il fossato risultava parzialmente ostruito e, nel XIX secolo, completamente interrato. Successivamente l’area, opportunamente bonificata, fu trasformata in quelli che oggi sono i giardini del Castello ornati prevalentemente di piante mediterranee. L’importanza dell’apertura dei giardini del Castello per le Giornate FAId’Autunno è dovuta soprattutto al fatto che, quotidianamente, l’area verde si può intravedere solo dall’alto e parzialmente: non vi si accede se non raramente e difficilmente. Occasione da non perdere, dunque, per entrare nei giardini, percorrerli e capire come siano avvenute le mutazioni nel corso del tempo attraverso l’affascinante racconto di vicissitudini e cambiamenti.

Palazzo d’Aquino  Palazzo D’Aquino sorge nel centro storico di Taranto in quello che una volta era denominato Pittaggio Baglio, a ridosso del convento di Sant’Agostino e con ingresso sul pendio La Riccia.Uno tra i più antichi e imponenti palazzi dell’aristocrazia tarantina, appartenne alla nobile famiglia d’Aquino, di origine longobarda, giunta a Taranto nel XV secolo come alleata nella congiura ordita contro Ferdinando I di Napoli da Giovanni Antonio Orsini Del Balzo. Il palazzo fu anche destinato in parte a ospitare l’Accademia degli Audaci, un circolo culturale istituito nella seconda metà del Cinquecento dallo storico Giovanni Giovine e dal poeta Cataldo Antonio Mannarino. Il poeta Tommaso Niccolò d’Aquino continuò e intensificò l’attività dei suoi predecessori presso questa accademia favorendo la diffusione del sapere nella città. Dopo vari passaggi di proprietà, oggi è sede universitaria, normalmente non accessibile al pubblico. L’edificio ha una struttura quadrangolare e i suoi ambienti si sviluppano intorno a un cortile interno. Alle sue spalle si apre un grande giardino, visitabile in esclusiva in occasione delle Giornate FAI. La facciata presenta un grande portale, ai cui lati si aprono due grandi finestre rettangolari con cornici imponenti. Una lapide in marmo ricorda l’illustre tarantino: “Tommaso Niccolò d’Aquino in questa casa nacque nel 1665 e morì nel 1721. Qui ospitò l’Accademia degli Audaci. Il Comune nel secondo centenario della morte”. All’interno, è invece possibile notare in alcune sale le tracce di antichi affreschi decorativi.

Il giardino di Masseria Ferragnano è adiacente al corpo masserizio, noto oggi come masseria Ferragnano. Le sue origini risalgono al 1500, in seguito alla liquidazione da parte della Regia corte del territorio della Selva Monopolitana, di cui Locorotondo faceva parte. Alla morte dell’ultimo erede la masseria Ferragnano passò all’Opera Pia Basile-Caramia, che fece costruire la scuola agraria allo scopo di provvedere all’istruzione dei figli degli agricoltori poveri del Comune di Locorotondo.Nel 1811, sotto la direzione dell’architetto locorotondese Giuseppe Campanella, vennero rinnovati la casa padronale con l’attuale scalone monumentale, la chiesa del 1812 e il “giardino all’italiana”, in fondo al quale fu costruito, nel 1833, un padiglione-belvedere da cui ammirare la campagna circostante e il campanile della Chiesa di San Giorgio, a quell’epoca rivestito di luccicanti mattonelle azzurre.Il giardino della Masseria Ferragnano è un giardino monumentale all’italiana, a pianta rettangolare, circondato da un lato da un alto muro di cinta, con due ingressi laterali. Sono presenti otto aiuole, perfettamente simmetriche, circondate da siepi di bosso e con al centro una fontana. Lungo i viali, il giardino è abbellito da panche, colonnati, una coppia di putti e 34 busti lapidei baroccheggianti che simboleggiano i mesi dell’anno, le stagioni, le virtù e alcune dee. Rendono ulteriormente prezioso il giardino alcuni versi incisi su pietre e marmi. Durante le Giornate d’Autunno, si visiteranno il giardino all’italiana, la Neviera del Barone – tipica struttura architettonica “a cummersa”, risalente a prima del 1600 e profonda 12 metri – e la Cantina della Scuola Agraria.

Il complesso della seicentesca Chiesa di San Francesco, l’attuale Municipio di Castellana Grotte e il Palazzo Sgobba si trovano in pieno centro urbano, legati indissolubilmente da una storia comune. Il Municipio occupa gli spazi che sono stati del Convento francescano, risalente al 1651, mentre il palazzo, acquistato nel 1857 da Leonardo Sgobba, occupa gli spazi un tempo dedicati agli orti del convento. Il percorso di visita durante le Giornate d’Autunno inizierà da Palazzo Sgobba, dove si potranno ammirare eccezionalmente alcuni ambienti appena restaurati. Si proseguirà verso la chiesa di San Francesco, dove ci si immergerà tra le sculture e gli altari dell’artista con il saio, Fra’ Luca Principino.Infine ci si recherà presso l’ex convento, ora sede del Municipio, dove dapprima si potrà apprezzare il chiostro datato intorno al XVI -XVII secolo; successivamente, salendo attraverso il magnifico scalone monumentale, si giungerà al primo piano, dove si visiteranno la sala consiliare intitolata alla professoressa Maria Miccolis, la sala delle cerimonie e la quadreria del pittore castellanese Sergio Nicolò de Bellis (1898-1946), uno dei primi artisti a “fotografare”, con la sua tavolozza e i suoi pennelli, la Puglia.

Chiesetta di San Pietro dei Samari nel Parco di Gallipoli

Immersa nel Parco naturale regionale “Isola di Sant’Andrea – Litorale di Punta Pizzo”, sorge la Chiesetta di San Pietro dei Samari. Il suo nome deriva dalla vicinanza al Fosso dei Samari, una zona a sud di Gallipoli, compresa tra le colline dell’entroterra e le dune costiere delle spiagge gallipoline. Si tratta di una chiesetta abbaziale bizantina, risalente al 1148, non toccata dal Barocco che tanto ha modificato molte altre chiese dell’area. La sua storia è legata al crociato Ugo di Lusignano e alla leggenda di Sant’Andrea, che si sarebbe soffermato in quel luogo arrivando dalla Samaria e dirigendosi verso Roma. L’edificio, anche se in rovina, nasconde meraviglie e rappresenta l’unico esempio in Pugliadi chiesa a cupole in asse. A navata unica, è divisa in due zone da possenti archi su cui poggiano 2 cupole. Oggi si presenta completamente spoglia, senza affreschi, priva della splendida rappresentazione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo opera dell’artista gallipolino Giovanni Andrea Coppola. Attualmente chiusa per motivi di sicurezza, la chiesa verrà eccezionalmente aperta per le Giornate d’Autunno, con le dovute e necessarie precauzioni.

Collocata in un’area rurale a pochi chilometri da Monopoli, la Masseria fortificata Lamalunga, ieri Lamacupa, è un complesso rurale con un frantoio ipogeo, sorto nel Quattrocento in un punto dominante della pianura su di una lama le cui grotte i pastori utilizzavano come rifugi o case. Nel 1677 adiacente alla masseria fu costruita una piccola cappella dedicata a san Francesco d’Assisi a cui seguirono aggiunte settecentesche. Era una grande proprietà terriera in grado di pagare i tributi al Regno di Napoli e alla Curia. Dal 1865 la masseria passò ai Ghezzi, dote di Donna Maria Concetta Manfredi, moglie del barone monopolitano Tommaso Ghezzi Petrarolo, figura di spicco del Risorgimento meridionale. Congiurò nella sua casa in via Dieta contro il regime borbonico e fu tra i capi dei moti del 1848, per essere quindi arrestato e condannato a 19 anni di carcere con la confisca dei beni. L’edificio si presenta a forma di L, con muri perimetrali in blocchi di tufo, volte a botte e padiglione, coperture a terrazza con affaccio su uliveti, con adiacente la piccola chiesa. Protetta da mura di cinta, torrette di avvistamento o garitte, caditoie, al centro del complesso è situato un cortile con un pozzo di grandi dimensioni con ambienti utilizzati come stalle, depositi per le carrozze e altro su cui è collocato un piccolo campanile. Normalmente chiuso al pubblico perché abitato e di proprietà privata, i visitatori delle Giornate FAI avranno un’occasione unica di scoprire come si viveva nelle masserie fortificate e ammirare uno stupendo panorama. Dopo aver visitato il frantoio da una scala settecentesca si entrerà nella parte nobile per proseguire nel piccolo agrumeto biologico e terminare nella chiesetta.

Basilica della Madonna dei Martiri

Affacciata sul mare lungo la costa che da Molfetta conduce a Bisceglie, la basilica della Madonna dei Martiri costituì, fin dalla sua fondazione, un passaggio obbligato tra i due poli più importanti dell’itinerario di pellegrinaggio pugliese. Situata nei pressi dell’antico porto di Molfetta, svolgeva, unitamente allo xenodochio, chiamato erroneamente nella tradizione popolare “Ospedaletto dei Crociati”, funzione di ricovero per i più poveri. Nel 1162, Guglielmo I, re di Sicilia, fece edificare la chiesa romanica; con l’elezione a vescovo di Molfetta di Filippo Caracciolo dal 1820 al 1833, e l’arrivo successivo dei Padri Riformati, si desiderò costruire un nuovo edificio e si procedette quindi al suo smantellamento. L’odierna basilica, in stile neoclassico, è composta da tre navate con due ordini di colonne. La navata centrale è a tutto sesto, decorata con rosoni esagonali incassati, quelle laterali, invece, presentano delle volte con decorazioni in stucco. Lo xenodochio ancora esistente si presenta come un’aula di circa 25×10 metri divisa in tre corsie. In origine erano presenti due piani: l’appartamento inferiore era destinato agli infermi, quello superiore ai sani. L’apertura durante le Giornate FAI prevede un percorso alla scoperta degli elementi dell’originaria chiesa romanica incastonati tra i corpi di fabbrica ottocenteschi e le superfetazioni successive. Il visitatore sarà accompagnato fin sul tetto dove potrà scoprire l’antica cupola a chiancarelle, ignota ai più anche per la sua difficile visibilità. Dal tetto, attraverso l’ausilio materiale cartografico, verrà individuato l’antico porto di cala San Giacomo.La visita proseguirà all’interno dell’Ospedaletto dei Crociati dove i visitatori potranno apprendere le motivazioni dell’errata denominazione e ammirare l’imponenza dello xenodochio.

SAN VITO DEI NORMANNI (BR)

Nella provincia brindisina, risalente al XII secolo, si apre la Cripta rupestre di San Biagio, un santo taumaturgo molto venerato e amato dalla popolazione rurale. Si trova a poca distanza dalla masseria Jannuzzo e si presenta come un santuario collocato in un vero e proprio villaggio rupestre sorto lungo le pareti rocciose dell’avvallamento creato dal corso del Canale Reale nel territorio comunale di Brindisi, a circa 11 km a ovest dal capoluogo in direzione di San Vito dei Normanni. La chiesa, quasi certamente di rito ortodosso, è stata scavata al centro di un piccolo insediamento monastico di cui si scorgono, nei dintorni, le celle destinate ai monaci, ma nel tempo ha subito delle trasformazioni che ne hanno modificato l’aspetto originario. Rilevante il valore storico e artistico del luogo, in particolare per la presenza di un ciclo pittorico integro e ben conservato ispirato a modelli bizantini ma con influssi propri delle tradizioni locali – una serie di scene cristologiche ispirate anche ai Vangeli apocrifi e ritratti dei santi della chiesa orientale e occidentale – e di un’iscrizione greca recante la data dell’8 ottobre 1196.Ai lati della cripta sono scavate due grotte: una molto grande di forma quasi circolare e probabilmente destinata a refettorio, dormitorio comune e luogo di riunione, l’altra, piuttosto piccola, di forma rettangolare forse abitazione di un eremita o di un custode. La chiesa ha una pianta rettangolare e la presenza delle due porte e le tracce di archi dove ha inizio la parte affrescata lasciano pensare alla presenza di un’iconostasi di cui oggi non vi è traccia. In occasione delle Giornate FAI, su prenotazione, sarà possibile partecipare a un evento in collaborazione con la Nuova Associazione Studi Astronomici di Brindisi che prevede l’osservazione della volta celeste direttamente dalla cupola della cripta.

Elenco completo dei luoghi aperti in PUGLIA,

giorni e orari di visita e modalità di partecipazione su:

https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-autunno/i-luoghi-aperti/?regione=PUGLIA

IMPORTANTE: Verificare sul sito eventuali variazioni di programma in caso di condizioni meteo avverse