Un bel trekking sulle colline intorno a Scandicci

2022-06-24 18:01:57 By : Ms. Judy Huang

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Questa volta la nostra Giusi vi porta in Toscana, più precisamente sulle colline di Scandicci, per un bel trekking di otto chilometri.

Insieme a una coppia di amici, Rossella e Daniele, ho partecipato al trekking organizzato dall’associazione Incanto Toscano. Questa volta non si tratta di un’escursione pensata per non vedenti: sarà Daniele a guidare me e Rossella.

Il punto di ritrovo è il parcheggio di Poggio Valicaia, la collina più alta della cintura fiorentina. Il gruppo si compone di otto persone più Yaris, la nostra guida. Da anni Poggio Valicaia è divenuto un parco museo, ma l’itinerario tracciato da Yaris ne resta fuori.

Ci aspetta un percorso di circa 8 chilometri con 300 metri di dislivello, adatto anche alle mountain bike. Percorreremo un itinerario a “otto” costituito da due anelli, il secondo più largo del primo. Il tutto seguendo diversi sentieri mappati e curati dal CAI, che si intersecano fra loro.

Partiamo alle 10:00 circa, con un sole che sembra promettere di accompagnarci e scaldarci lungo il cammino. Ci immergiamo subito in un’estesa cerreta (i cerri sono alberi della famiglia delle querce, e sono tipici del versante nord della collina). Yaris ci racconta che la cerreta è così vasta anche grazie all’opera delle ghiandaie. “Questi uccelli – dice – si nutrono di ghiande e sono soliti nasconderne sotto terra. Da queste germogliano così altri cerri”.

Dopo circa un chilometro, iniziamo a costeggiare il lago San Zanobi, per raggiungere poi l’omonima cappella. Qui Yaris ci racconta in breve la storia di San Zanobi. “Vissuto a cavallo tra il IV e V secolo dopo Cristo, divenne vescovo di Firenze dopo aver portato a termine una missione a Costantinopoli, che gli era stata affidata dal papa. Rientrato a Firenze, seguendo l’esempio del suo amico sant’Ambrogio, si dedicò alla difesa del Cristianesimo e della città. Fra i miracoli che l’hanno portato alla santità, c’è quello di aver resuscitato un grosso olmo in piazza san Giovanni, nei pressi dell’attuale Duomo”. San Zanobi è anche il patrono di Scandicci, dove si svolge la processione a lui dedicata il 10 maggio. “Probabilmente – continua Yaris indicando la grotta in cui è stata ricavata una cappella – questa era la sua abitazione”.

Riprendiamo a camminare. Costeggiamo ancora il lago semi-ghiacciato per poi proseguire lungo un sentiero fra i boschi. Yaris ci descrive le piante che incontriamo. Come l’erica con le sue radici a fittone (cioè grosse radici come quelle delle carote) “usate in antichità come bracieri per le pipe, grazie alla forma tondeggiante e al fatto che sono ignifughe”.

Saliamo lungo il dolce pendio della collina, stando attenti a non infilare i piedi nelle numerose pozzanghere di fango, fino a raggiungere un punto panoramico da cui si può osservare il paese di Scandicci.

Da qui iniziamo poco dopo il secondo anello del percorso. La vegetazione si presenta in parte costituita da cisti, fra cui il cistus salvifolius, molto simile alla salvia. “I cisti – continua Yaris – hanno bisogno di poco nutrimento, perciò sono le prime piante a ripopolare un terreno dopo un incendio o un disboscamento”.

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Proseguiamo fino ad un altro punto panoramico in località Spazzavento. Voltandoci alla nostra destra, si apre la val di Pesa. Da quassù, ci dice Yaris descrivendoci minuziosamente la vista a 360 gradi, si scorge addirittura la torre di San Casciano.

Pochi metri più avanti, ci ritroviamo invece fra cipressi. Alcuni sicuramente secolari, vista la loro imponenza. Si cammina e si chiacchiera. Yaris si spinge anche a parlarci della simbologia di questa pianta (che rappresenta l’immortalità della vita eterna dopo la morte). Poi proseguiamo lungo un sentiero costeggiato da rovi, e arriviamo fino al torrente Leona. Lo seguiamo per un tratto, fino al punto in cui riusciamo a guadarlo.

Adesso ci troviamo siamo sul versante sud della collina. A farcelo capire è anche la flora, che all’improvviso cambia: ci sono ginestre, lecci e varie piante della macchia mediterranea, fra cui rosmarino, corbezzolo, ginepro, alloro.

A questo punto ci dirigiamo verso il lago delle Ninfee, un bacino idrico artificiale che dei bianchi fiori ha soltanto il nome. Oggi infatti è popolato da tartarughe americane, che evidentemente sono state abbandonate in questo specchio d’acqua e si sono perfettamente adattate all’ambiente.

Dopo la sosta pranzo, scendiamo verso la val di Pesa. Negli ultimi due chilometri camminiamo fra i vigneti del Chianti classico, a tratti interrotti da oliveti. “Questa zona non è ancora molto frequentata dai trekkers – ci dice Yaris -. Gli escursionisti in genere preferiscono i versanti appenninici. Ma anche qui si cammina tra paesaggi altrettanto suggestivi”.

Arriviamo infine di nuovo al parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto e dove salutiamo il resto del gruppo. Grazie, Yaris, per averci fatto da guida con simpatia e competenza!

Originaria della Puglia, non vedente, dopo il liceo linguistico si trasferisce a Firenze, dove riesce a raggiungere la sua autonomia. Qui, oltre ad apprendere le tecniche di orientamento, ha modo di provare i più svariati sport: dal baseball alla scherma, dal torbal allo showdow, dalle arti marziali all'arrampicata e alla speleologia... Oggi vive a Milano e si dedica all'accessibilità dei beni culturali, oltre che agli sport che le permettono il contatto con la natura: trekking, arrampicata, speleologia, subacquea, surviving.

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